“Start spreading the news, I’m leaving today
I want to be a part of it New York, New York.”
Sulla radio risuanano le note di Frank Sinatra che risvegliano nel cuore un desiderio segreto, perchè in fondo almeno una volta nella vita:
“I wanna wake up in the city, that doesn’t sleep,
to find I’m king of the hill, top of the heap.”
Il sogno di una generazione, la voglia di rivincita, la voglia di rimmetersi in gioco…perchè l’America è stata per molti un nuovo punto di partenza.
Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa… e la vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire… Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi… Eppure c’era sempre uno, uno solo, uno che per primo… la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte… magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni… alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare… e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov’era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l’AMERICA.Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia, con la faccia di uno che l’aveva fatta lui l’America.
Baricco-Novecento
Biglietto alla mano decidemmo di partire, eravamo pronti anche noi ad attraversare l’oceano ed arrivare nella città che non dorme mai. Aspettavamo con ansia il momento magico che assale chi la vede per la prima volta, entusiasti scendemmo la scaletta dell’aereo, attraversammo la dogana e dopo le canoniche domande di rito:
“Prima volta in America? Per quanto tempo restate? Il motivo della visita?….”
ed aver recuperato un po’ di energie con un cappuccino servito nel classico bicchiere di carta con il coperchio di plastica forato e dal quale inevitabilmente ci si scotta sempre la lingua, finalmente arrivammo anche noi ad appoggiare un piede nel suolo americano, sollevando con trepidazione lo sguardo per vedere quel profilo unico e indistinguibile, per gustarci al meglio il momento chiudemmo per un istante gli occhi e….
….così pure noi come in “Novecento” rimanemmo immobili…e non con la voglia di entrare nella foto del momento… ma con l’espressione vitrea di un’orata nel banco frigo e nella testa una sola domanda:
“Ma è possibile che abbiamo fatto 6.691,37 km per ritrovarci davanti l’IKEA???Maledetta globalizzazione!”